Buona domenica a tutti gli utenti. Ho scritto su questo forum un mese fa riguardo la possibilità di fare trading all’estero. Mi rifaccio vivo dopo un po’ di tempo e dopo aver letto una miriade di messaggi. Che mal di testa!
Scusatemi, è solo un modo per sdrammatizzare.
So perfettamente che dubbi o problemi di cattiva comprensione sono solo del sottoscritto, per la prima volta alle prese con argomenti di cui non si era mai interessato, e non di chi gentilmente fornisce delle informazioni. Chiedo scusa soprattutto agli esperti più “arrabbiati” che mille volte avranno risposto a domande simili e che sono sicuro non esiteranno a bastonarmi.
Penso di avere fatto passi avanti ma il fatto è che mi mancano alcuni passaggi chiave, che vi elenco nella speranza di ricevere ancora un aiuto.
Vorrei anzitutto precisare che fino a ieri non facevo il trader di professione. Ho perso il lavoro e alla mia età penso sia inutile cercarlo. Non percepirò ma una pensione per colpa delle leggi di questo Stato (ho utilizzato la maiuscola ma…) che sono variate nel corso degli anni e per una’altra sterminata serie di ragioni. Siccome sino ad ora ho ottenuto un discreto successo sui mercati finanziari, non mi resta che trasformare quella passione in un lavoro. Non escludo, qualora mi trovassi bene nel paese in cui andrò a vivere, di aprire una piccola attività. Ma al momento non so neppure quale. Poi dipende tutto dal capitale necessario.
Stabilito che la mia prossima attività di trading potrà avvenire dall’estero senza troppe complicazioni (Belize, Panama o Nevis, magari. David, leggo sotto il tuo nome che risiedi in quell’isola. E’ così?), vorrei chiedere: sarò costretto a risiedere anch’io nell’isola per un periodo X all’anno, oppure potrò operare da una qualsiasi altra parte del mondo? Nel caso in cui vi sia costretto dovrò acquistare una abitazione o potrò stare in affitto? (altre risposte sulla qualità della vita a Nevis o nei territori sopracitati, su cosa si fa la sera, etc. le cercherò in rete senza disturbarvi oltre).
La questione “scottante” è: per trasferirmi e intraprendere la mia nuova attività dovrò necessariamente vendere la mia casa (due appartamenti, uno già trattativa). Come e dove dovrò farmi accreditare l’importo tenuto conto che nei primi tempi almeno si tratterà solo di “parcheggiarlo” perché dovrò restare in loco per il disbrigo delle pratiche? E perché prima di decidere dove andare a vivere definitivamente ritengo sia utile fare un po’ il turista?
Leggo che non ci sono impedimenti all’apertura di un conto all’estero e che una volta aperto, poi, potrò fare una triangolazione.
Ho capito questo: apro un conto in Svizzera, a Malta o chi sa dove (appunto, qual è la banca e/o il posto più sicuro?), dopodiché, una volta creata una società etc. ai Caraibi, trasferisco la mia liquidità in un conto diverso. Intestato alla società. E’ così? Ma ci sono impedimenti legali? Cioè le leggi vigenti mi permettono di farlo senza opporre resistenza. Cosa rischio? Cosa altrimenti dovrò escogitare?
In altre parole, non fidandomi dei governanti di questo paese che finora mi hanno soltanto fregato, come faccio, da subito, a “proteggere” il mio capitale (che è già stornato di un buon 40% visto che deriva principalmente dalla vendita di immobili). Forse esagero, ma non ho la minima fiducia bei sigg. di cui sopra e temo che prima o poi, se non un esproprio tipo Cipro, troveranno il modo per prendersene una piccola fetta ogni giorno che passa e anche se non produce reddito (già lo fanno!!!).
L’ultima domanda per oggi, ma sto procedendo in modo disordinato e non escludo di “rompervi” ancora (anzi, potete contarci) riguarda la possibile necessità di ricorrere al servizio sanitario. Si ricollega in qualche modo alla precedente se fosse necessario risiedere all’estero per operare sui mercati finanziari come si è detto, e non fare avanti e indietro.
Se una persona se allontana per più di 183 gg. perde ogni diritto all’assistenza. Come e a che prezzo è possibile ovviare a questo prima o poi appuntamento?
Era la penultima. Anche questa ricollegabile al problema dei 183 gg.
Sinceramente mi scoccia molto (moltissimo!) non percepire nemmeno un euro di pensione dopo aver versato per tanti anni i contributi, mentre una marea di gente riscuote senza aver versato una lira. Ho letto che, se si mantiene la residenza in Italia e non si possiedono immobili (a parte quello, modesto, in cui si vive) l’assegno sociale potrà essere riscosso anche qualora venisse dimostrata l’esistenza di un fondo mobiliare (soldi in banca da qualche parte). Vi risulta?
Dire grazie è poco. Comunque grazie a tutti.
Scusatemi, è solo un modo per sdrammatizzare.
So perfettamente che dubbi o problemi di cattiva comprensione sono solo del sottoscritto, per la prima volta alle prese con argomenti di cui non si era mai interessato, e non di chi gentilmente fornisce delle informazioni. Chiedo scusa soprattutto agli esperti più “arrabbiati” che mille volte avranno risposto a domande simili e che sono sicuro non esiteranno a bastonarmi.
Penso di avere fatto passi avanti ma il fatto è che mi mancano alcuni passaggi chiave, che vi elenco nella speranza di ricevere ancora un aiuto.
Vorrei anzitutto precisare che fino a ieri non facevo il trader di professione. Ho perso il lavoro e alla mia età penso sia inutile cercarlo. Non percepirò ma una pensione per colpa delle leggi di questo Stato (ho utilizzato la maiuscola ma…) che sono variate nel corso degli anni e per una’altra sterminata serie di ragioni. Siccome sino ad ora ho ottenuto un discreto successo sui mercati finanziari, non mi resta che trasformare quella passione in un lavoro. Non escludo, qualora mi trovassi bene nel paese in cui andrò a vivere, di aprire una piccola attività. Ma al momento non so neppure quale. Poi dipende tutto dal capitale necessario.
Stabilito che la mia prossima attività di trading potrà avvenire dall’estero senza troppe complicazioni (Belize, Panama o Nevis, magari. David, leggo sotto il tuo nome che risiedi in quell’isola. E’ così?), vorrei chiedere: sarò costretto a risiedere anch’io nell’isola per un periodo X all’anno, oppure potrò operare da una qualsiasi altra parte del mondo? Nel caso in cui vi sia costretto dovrò acquistare una abitazione o potrò stare in affitto? (altre risposte sulla qualità della vita a Nevis o nei territori sopracitati, su cosa si fa la sera, etc. le cercherò in rete senza disturbarvi oltre).
La questione “scottante” è: per trasferirmi e intraprendere la mia nuova attività dovrò necessariamente vendere la mia casa (due appartamenti, uno già trattativa). Come e dove dovrò farmi accreditare l’importo tenuto conto che nei primi tempi almeno si tratterà solo di “parcheggiarlo” perché dovrò restare in loco per il disbrigo delle pratiche? E perché prima di decidere dove andare a vivere definitivamente ritengo sia utile fare un po’ il turista?
Leggo che non ci sono impedimenti all’apertura di un conto all’estero e che una volta aperto, poi, potrò fare una triangolazione.
Ho capito questo: apro un conto in Svizzera, a Malta o chi sa dove (appunto, qual è la banca e/o il posto più sicuro?), dopodiché, una volta creata una società etc. ai Caraibi, trasferisco la mia liquidità in un conto diverso. Intestato alla società. E’ così? Ma ci sono impedimenti legali? Cioè le leggi vigenti mi permettono di farlo senza opporre resistenza. Cosa rischio? Cosa altrimenti dovrò escogitare?
In altre parole, non fidandomi dei governanti di questo paese che finora mi hanno soltanto fregato, come faccio, da subito, a “proteggere” il mio capitale (che è già stornato di un buon 40% visto che deriva principalmente dalla vendita di immobili). Forse esagero, ma non ho la minima fiducia bei sigg. di cui sopra e temo che prima o poi, se non un esproprio tipo Cipro, troveranno il modo per prendersene una piccola fetta ogni giorno che passa e anche se non produce reddito (già lo fanno!!!).
L’ultima domanda per oggi, ma sto procedendo in modo disordinato e non escludo di “rompervi” ancora (anzi, potete contarci) riguarda la possibile necessità di ricorrere al servizio sanitario. Si ricollega in qualche modo alla precedente se fosse necessario risiedere all’estero per operare sui mercati finanziari come si è detto, e non fare avanti e indietro.
Se una persona se allontana per più di 183 gg. perde ogni diritto all’assistenza. Come e a che prezzo è possibile ovviare a questo prima o poi appuntamento?
Era la penultima. Anche questa ricollegabile al problema dei 183 gg.
Sinceramente mi scoccia molto (moltissimo!) non percepire nemmeno un euro di pensione dopo aver versato per tanti anni i contributi, mentre una marea di gente riscuote senza aver versato una lira. Ho letto che, se si mantiene la residenza in Italia e non si possiedono immobili (a parte quello, modesto, in cui si vive) l’assegno sociale potrà essere riscosso anche qualora venisse dimostrata l’esistenza di un fondo mobiliare (soldi in banca da qualche parte). Vi risulta?
Dire grazie è poco. Comunque grazie a tutti.
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