Tanti i temi trattati, si è partiti dal focus su euro e dollaro per passare a individuare l'asset allocation più adatta agli investitori, senza trascurare ovviamente titoli e settori, con particolare attenzione al tema dei bond governativi e, soprattutto, dei BTp. L'idea prevalente sull'azionario è che sia l'America ad avere le maggiori potenzialità, mentre c'è ancora cautela sull'Europa. Molta attenzione viene riservata ancora ai mercati emergenti sia dal lato dell'equity, sia delle obbligaizioni. Tutti giudicano molto attraenti i rendimenti dei titoli di Stato italiani, ma c'è chi consiglia i bond ad alto rendimento e quelli legati all'inflazione. Insomma, i suggerimenti sono tanti e si adattano ai differenti profili di rischio.
Inevitabili, poi, le riflessioni sulla crisi del risparmio gestito italiano che non accenna a mollare la presa, come dimostra la raccolta negativa per 8,5 miliardi registrata dall'industria a novembre (deficit originato soprattutto dai deflussi che hanno colpito i fondi comuni, in rosso per 6,2 miliardi). Tra le soluzioni proposte, maggiori investimenti sulla formazione delle reti di collocatori e un legame più costruttivo tra produzione e distribuzione. L'idea prevalente, comunque, è che il settore sia sì in forte crisi, ma non sia certo arrivato al capolinea.
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